Il Mondo Perduto.

Erich Fromm, ne “L’arte di Amare”, scrive: <Nella società capitalistica contemporanea il senso di uguaglianza è mutato. Per uguaglianza si intende l’uguaglianza degli automi, degli uomini che hanno perso il loro individualismo. ” Uguaglianza oggi significa uniformità, anziché unità”. [ ] Come la moderna produzione di massa richiede la standardizzazione dei prodotti, così il progresso civile esige la standardizzazione dell’uomo. Questa standardizzazione è chiamata “uguaglianza”. >

Questa analisi mi ha colpito fin dalla prima volta che la lessi, e oggi, forse, più di ieri. Tuttavia, chi vive nel nostro stanco e straziato mondo si accorge subito che il desiderio di usare parole diverse, parole nuove, rimane spesso insoddisfatto. La ricerca di un nuovo linguaggio umano, un linguaggio alternativo, un linguaggio che naviga in territori fino ad ora inesplorati è un gran bel sogno, una dolce illusione. Esiste, profondamente, una devastante incomunicabilità tra esseri umani. Tra noi e i nostri pensieri c’è sempre un resistente muro fatto di simboli e immagini del passato. Ma del resto, come potrebbe essere diversamente? Ed è qui che, sul nostro tavolo, cade pesantemente un’altra domanda: esistono davvero “parole nuove”? Esiste davvero una forma di linguaggio che non segua una struttura già pensata e parlata prima.

Personalmente non nutro molta fiducia nell’essere umano e questo mi vincola in un costante circolo vizioso, fatto di incapacità ad esprimere i propri sentimenti, ripetere sempre gli stessi errori, cambiare un comportamento o un pensiero con indicibile fatica, ma questo, nonostante tutto lo strazio che ne comporta, non mi distrae mai dal meraviglioso tormento di “comprendere” le persone. Certo, il più delle volte non riesce, non funziona, si colleziona un fallimento dopo l’altro. Si è sempre portatori di ferite e delusioni e credo che questo sia parte dell’animo umano; indissolubile dato di fatto.

Eppure… Vi chiedo…

Avete mai provato quella sensazione di quiete straordinaria? Sapete, quando si descrive la felicità si usano termini come “euforia smodata”, “gioia incontenibile” e così via…

… Io invece credo che la felicità sia una “calma eccezionale”. Eccezionale non a caso, ma letteralmente “che è un’eccezione.

E ora vi chiedo un’ultima cosa…

Avete mai preso in mano “quella” felicità e, senza alcun rispetto, violentarla e mutilarla fino a ridurla in cupa solitudine? Io lo faccio con una scadenza religiosa, direi. Credo che la paura di provare i propri, singolari e fragili sentimenti divori tutto l’amore e la gioia che potrebbe donarti il mondo. Sapete, spesso ci leghiamo ai sentimenti degli altri senza assaporare i nostri. Siamo… Slegàti.

Bene, tolgo il disturbo.

Un’ultima battuta…

Finché io sarò “così”… E voi sarete “così”… E tutta l’umanità sara “così”… Allora, prepariamoci all’estinzione e lasciamo il posto alle macchine… Perché avranno sicuramente più emozioni di noi.

=doriandurden=