Storie a Ruffano

Quando il Teatro è partecipazione

Resoconto di due stupende serate

Martedì e mercoledì. 28 e 29 settembre. 2021.

Date, dai, sono solo date su un’agenda. Forse pioverà. Speriamo di no. Un’ultima occhiata al copione. Se avessi del tabacco da pipa, la accenderei mentre intrepreto Vittorio. Ma sono secoli che non fumo e ho paura che tossirei prima o poi; meglio evitare. Terrò la pipa in mano, semplicemente. Salvatore ha trovato il cilindro per il presentatore. Che peccato non avere un frac, mi piacerebbe che interpretassimo un presentatore d’altri tempi, una figura fuori dalla storia e dal tempo moderno. Lo so, non è niente di nuovo, ma mi piacerebbe. Io ho trovato i guanti bianchi, lo so che sono da cameriere, non certo da gentiluomo d’altri tempi ma va bene uguale. In fondo, noi non siamo gli Ignoranti? “Non ci formalizziamo, l’importante è che il pubblico trovi verosimile ciò che vede”, dice Chiara. E ha ragione.

Chiara è la nostra coscienza critica, quando noi partiamo per la tangente della fantasia. Però ha anche un gran senso dell’umorismo.

Certo che trasportare tutta la roba, e meno male che è poca, per le stradine in salita del centro storico di Ruffano è un ottimo metodo per tenersi in forma. Pamela ci aspetta in piazzetta. Pamela è l’assessore alla cultura del Comune di Ruffano. E’ giovanissima e gentile. Si è occupata di tutto, dai manifesti alla pubblicità sui social locali. Ci mancherebbe solo che si mettesse a sistemare le sedie, penso tra me e quando mi volto ne tiene già un paio in mano. Capisco che saranno due serate da ricordare. I piccoli gesti ti scaldano il cuore, quello degli ignoranti, poi, è un cuore semplice.

C’è vento, poco, ma c’è. Voleranno via i fogli dal leggìo. Meno male che la memoria regge nonostante i tempi sempre smozzicati. E volano veramente, facendo i loro larghi giri di giostra sulle teste del pubblico, per tornare giù chissà dove. Ma che importa, Chiara è una professionista e, a dispetto dell’apparente fragilità, in scena è un’ancora di salvezza per chiunque. Ed eccola che piange davvero, mentre interpreta Eleonora. Che bella! Non nego che mi sento felice, non perché lei stia piangendo, no. Perché piange sul serio. No, sono felice perché quello che ho scritto è riuscito a toccarle il cuore. Mi basta. Piccoli narcisismi, ci stanno.

Io e Salvatore ci guardiamo ma non faccio neanche in tempo a dirgli che siamo stati davvero bravi a scrivere quei testi, che lui è già in scena. Un animale da palcoscenico. Neanche un avviso, ti molla e va a godersi il suo pubblico. Ora i fogli possono anche bruciare.

Guardo il pubblico e riconosco volti amici, altri sconosciuti. Ma sono tutti attenti. Poi incrocio lo sguardo di Pamela, l’assessore che è lì, a godersi lo spettacolo. Mi chiedo se le piace. Lei è abituata a spettacoli opulenti, e noi siamo venditori di fumo. Ma poi vedo i suoi occhi che seguono la storia di Marcello con un sorriso e la vita di Sofia con un velo di tristezza e mi dico che va bene così.

Mi perdo nei miei pensieri e intanto il tempo vola. Guardo di nuovo il pubblico. Penso di dover dire qualcosa, perché tutti hanno un libro in grembo e mi guardano desiderosi. Anche Chiara e Salvatore sono allegri e c’è una lavagna dietro di noi.

Chi vuole leggere e condividere un brano di un libro che ha amato o ama?

Natascia racconta il mistero di Wilma Montesi. Giovanni ci parla di Trilussa. Carmelina mi porta in un Giappone evanescente e delicato. Conosco quel libro, lo abbiamo appena letto insieme ma mi piace guardarla mentre lo racconta davanti ad un microfono. Che bello! Stefano ci regala Invictus di Ernest Henley e un brano del suo libro. Giulia che parla dell’illuminazione. Francesco mi fulmina dicendomi che l’animo umano è un albero con le radici in cielo. Monia ci racconta dell’energia straordinaria delle donne. Maria Luisa interpreta Proust. Alessandra e il suo bellissimo libro. Stefania è la sensibilità che toglie le parole quando dice che l’amore muove il mondo. Luigina mi regala Claudia Ruggeri e le sue meravigliose poesie.

E alla fine di tutto,

Una poesia

alla fine, eccola lì, la lavagna che raccoglie i pensieri di tutti. Il gioco ora sta nel metterli insieme e creare una poesia…

L’AMOR CHE MOVE IL MONDO

E’ bello vivere di ricordi
apparentemente sbiaditi dal tempo,
misteriosi sogni!
Sono grata di tutto ciò che ho,
poi che nessun giorno è perduto!
La speranza è una buona cosa e rende liberi
perché l’animo umano è un albero
che ha le radici in cielo.
L’immensità del silenzio
che è l’energia straordinaria delle donne,
è illuminazione
dentro sé stessi.

E quando l’ultima luce si spegne, torniamo ad essere semplicemente noi.