Vorrei restare sveglio e guardare il tuo viso mentre dormi, Accarezzare la tua pelle Con gli occhi, per non svegliarti, E per non perdere un dettaglio Dei tuoi capelli raccolti, Delle tue labbra leggermente increspate, Del tuo respiro regolare e caldo. Mi piace pensare Che il fresco di questo pomeriggio che muore, Ti renda più profondo Il sonno di solito così leggero. Ti guardo riposare e trovo pace. Si cancellano ad uno ad uno i miei pensieri A caso, A pezzi, dimentico. Ma è bello dimenticare Se l’unico pensiero che resta Segue la curva della tua schiena. Se fossi poeta canterei la tua bellezza con parole di poeta, Ma quelle che incontro Sono parole usate, Ghirigori falsi, e li getto via Riempiendo secchi di palpiti, di rimpianti E di ricordi che non ti dirò. Il mio vuoto è il luogo destinato a rinchiudere I miei pensieri più segreti di te, Accanto a quelli che mai vorrei dire, Alle parole mancate, A quelle superflue Del mio fingere una vita possibile. Ti amo, lo sai, ma mi assale Il desiderio di gridartelo E lo farei, se solo avessi il fisico per farlo Io che non mi rassegno Ad essere il protagonista di una farsa E atteggio l’anima a drammi che non vivrò mai, Solo per esserti protagonista. Mi manchi mentre dormi, Perché non sono il tuo sogno.
A volte ci provo. Questa è una cosa, non è una poesia e non so cos’è, che ho trovato all’interno del cassetto dei ricordi di uno dei personaggi che mi frequentano in questo periodo. L’ha dedicata tanto tempo fa alla donna che ama. amava. ama! sì, lei non c’è più ma il dolore c’è ancora e finché c’è quel rantolo sordo, c’è il ricordo che non svanisce. A quel ricordo si aggrappa come ad un’ancora ma il mare è in tempesta e la sua nave è troppo leggera. A volte ci provo.