sic incipit n. 9

Nell’ora di un caldo tramonto primaverile apparvero presso gli stagni Patriarsie due cittadini. Il primo – sulla quarantina, con un completo estivo grigio – era di bassa statura, scuro di capelli, ben nutrito, calvo; teneva in mano una dignitosa lobbietta, e il suo volto, rasato con cura, era adorno di un paio di occhiali smisurati con una montatura nera di corno. Il secondo – un giovanotto dalle spalle larghe, coi capelli rossicci a ciuffi disordinati e un berretto a quadri buttato sulla nuca – indossava una camicia scozzese, pantaloni bianchi spiegazzati e un paio di mocassini neri.

Il primo altri non era che Michail Aleksandrovic Berlioz, direttore di una rivista letteraria e presidente della direzione di una delle più importanti associazioni letterarie di Mosca, chiamata con l’abbreviazione MASSOLIT; il suo giovane accompagnatore era il poeta Ivan Nikolaevic Ponyrev, che scriveva sotto lo pseudonimo Bezdomnyj.

Giunti all’ombra dei tigli che cominciavano allora a verdeggiare, gli scrittori si precipitarono per prima cosa verso un chiosco dipinto a colori vivaci, che portava la scritta “Birra e bibite”.

Ma conviene rilevare la prima stranezza di quella spaventosa serata di maggio. Non solo presso il chiosco, ma in tutto il viale, parallelo alla via Malaja Bronnaja, non c’era anima viva. In un’ora in cui sembrava che non si avesse più la forza di respirare, quando il sole, che aveva arroventato Mosca, sprofondava oltre il viale Sadovoe in una secca bruma, nessuno era venuto sotto l’ombra dei tigli, nessuno sedeva su una panchina, deserto era il viale.

Mi dia dell’acqua minerale“, disse Berlioz.

Non ce n’è“, rispose la donna del chiosco e, chi sa perché, prese un’aria offesa.

Ha della birra?” chiese con voce rauca Bezdomnyj.



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