È buio
lungo il sentiero appena qualche luce
ma la strada la conosci e sai dove conduce.
Stasera hai bevuto tequila
e ti senti un po’ ubriaca
ma la festa è finita
e ora torni a casa.
Le gambe lunghe, le calze smagliate nero velato
avanzi nella notte
a passo accelerato.
Accade in un attimo, in un solo momento
una mano ti afferra
e ti trascina sul pavimento.
Lui è alto, forse moro, ma non sai chi è
non fai in tempo neanche a chiedertelo
che lui è già sopra di te.
Ti dimeni, ti opponi, tenti di urlare
ma lui è più forte
e la sua mano non ti lascia respirare.
Ti tocca le gambe, i seni,
ti ruba violenti baci:
provi a dir qualcosa
ma lui ti sussurra “taci”.
Ti tocca dappertutto.
Senti la pelle che si contrae,
che rabbrividisce
tu, mezza nuda per strada
e un mezzo uomo che ti aggredisce.
Ti senti sfinita, stanca di opporre resistenza
lui chino su di te,
che ti pretende con prepotenza.
Hai paura, freddo, il cuore ti trema
anticipi già le sue intenzioni
e per questo il sangue ti si gela.
Questo sconosciuto
che prende il tuo corpo senza chiedere
senza il cruccio che tu glielo voglia concedere.
Questo mezzo uomo, che vestiti e dignità ti ha tolto
ora lo senti spingere dentro di te
mentre una lacrima ti riga il volto.
Ti lascia lì, un corpo esanime sul pavimento
e intanto si allontana soddisfatto, a passo lesto
privo di rimorso o pentimento.
È buio,
lungo il sentiero appena qualche luce
tutto il rumore del mondo
ad un gran silenzio si riduce.
È buio,
dentro te si fa spazio la ferita:
indelebile, cruda, profonda
e chissà se si ricuce.