IL CORAGGIO DEI PAVIDI

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Ho una vecchia sveglia, di quelle tonde, con la carica manuale e i tre piedini che la fanno stare leggermente inclinata all’indietro, quando la poggio sul comodino. Ogni sera, quando vado a letto, controllo che non abbia preso ritardo col mio smartwatch. Poi regolo la sveglia per il giorno dopo. Lo so, potrei usare lo smartwatch, ma io sono all’antica, preferisco la sveglia. Ieri sera l’ho regolata per le cinque. Se oggi mi sveglio alle cinque, posso fare la doccia con calma e anche colazione prima che mia moglie si svegli. Carla si sveglia alle sei e mezzo, tutti i santi giorni, per questo devo fare prima. Da quando è scoppiata la pandemia, dormiamo in camere separate e usiamo cucina e bagno uno alla volta. Per non contagiarci, nell’eventualità che uno di noi sia positivo al virus. Io uso sempre i guanti di lattice e la mascherina, anche quando sono solo. E disinfetto sempre tutto, ho comprato due cartoni di amuchina, al supermercato, la davano in offerta. Mi piace il profumo.

Io e Carla abbiamo un figlio, Andrea. Con lui è più facile, non ci vediamo mai. Se ne sta sempre nella sua cameretta a telefonare, a chattare, fa lo smart working, o come si chiama. Meglio così che avercelo tra i piedi, chissà mai che mi possa infettare.

Ho messo la sveglia alle cinque perché devo andare a fare il vaccino; ho preso appuntamento per le nove ma, se non mi sbrigo, rischio di non fare in tempo. Devo spruzzare il disinfettante spray sui vestiti e metterli fuori dalla finestra, meglio lo smog che il virus. Poi, fare la doccia e disinfettare il bagno, per mia moglie; questo mi porterà via almeno mezz’ora. Fare colazione e disinfettare la cucina, un’altra mezz’ora; e fanno un’ora intera. E sono già le sei. Poi devo vestirmi, cambiare le mascherine, assicurarmi di averne dodici di ricambio, fino a mezzogiorno, e dodici paia di guanti di lattice. Ho letto che la mascherina semplice non serve a niente, e che bisogna cambiarla spesso. Sono indicazioni un po’ vaghe, perciò ho deciso di usarne una dentro casa e due fuori. E le cambio ogni ora; spero che basti. Anche i guanti di lattice, ne uso un paio dentro casa e due fuori. E li cambio ogni ora. Ieri comprato una visiera, di quelle che ho visto in televisione, trasparenti, che riparano tutto il viso.

Lo sapevo, sono già le sette e ancora non sono uscito. Vado a piedi, da quando è scoppiata la pandemia non prendo i mezzi pubblici e nemmeno la macchina. Così cammino per strada e faccio anche un po’ di esercizio fisico. Mi piace, camminare. Prima andavo sempre in autobus e poi in metro; adesso no, adesso mi godo la mia città, il suo caro, rassicurante smog che tutt’al più ti fa venire il cancro, ma almeno hai una speranza, lo dicono le statistiche. E poi lo vedi, lo smog; sta lì, puzza di smog. Mi fa sentire al sicuro, lo smog, mi immagino che, nel suo fumo denso, imprigioni anche i virus.

Mi faccio tutto il Corso San Francisco fino all’incrocio con viale Umberto I di Savoia, poi a sinistra fino a tagliare il centro, verso la Galleria Regina Margherita. Sono pochi chilometri, a piedi un’oretta buona. Arriverò per le otto e trenta. Va bene. Per strada c’è tanta gente, però. Lavorano, dicono. Non sono molto d’accordo su questa cosa. Non è che il virus faccia un’eccezione per chi lavora. E poi, indossano tutti la stessa mascherina da mesi; alcuni, la portano abbassata sotto il naso. Certo che, in effetti, si respira meglio. Io, da quando porto due mascherine, non respiro molto bene. Ho sentito dire che si abbassa il livello di ossigeno nel sangue. Pazienza, bisogna sopportare qualche disagio. Però mi viene da ridere, a guardare questa gente che non sa di rischiare la vita, mentre se ne va in giro baldanzosa sempre con la stessa mascherina. Tanto vale andare in giro senza. A questo punto, capisco di più quelli che non la mettono. Almeno, sanno di non avercela. Per non parlare dei guanti. Mi fanno pena. Quando questa storia sarà finita, io riderò e loro… chissà quanti ne moriranno. Sì, mi fanno proprio pena.

Mi piace attraversare il corso San Francisco, è largo e pieno di vetrine di negozi da ricchi. Chiusi. Sono rassicuranti, chiusi: non c’è occasione di contagio. Meglio così, bisogna che anche loro sopportino qualche piccolo disagio. E poi, i soldi li hanno già fatti. Davanti al Caffè Noir, tre giorni fa, c’erano due fidanzatini che si baciavano e parlavano tra di loro. Senza mascherina. Ho chiamato la polizia. Per fortuna che gli agenti erano proprio lì vicino, sono intervenuti subito. Non è cattiveria, l’ho fatto per il loro bene. Anche per il mio. Va beh, principalmente, per il mio. Ma cosa cambia, il mio bene non è sufficiente? Non sono mica ipocrita, io.

Ho il fiatone, non sono abituato a camminare tanto. Due mascherine non è che aiutino. Sono sudato, dovrò cambiarle. Così me ne mancheranno due per il ritorno. Diavolo, non va bene. Per fortuna che adesso faccio il vaccino, così almeno sono al sicuro. L’infermiera è stata così gentile che mi ha fatto passare la fila, col fatto che non mi sento proprio in forma. Grazie, sono tutti gentili, grazie. Davvero. E’ bello vedere che c’è ancora solidarietà a questo mondo. Mi hanno chiesto di firmare dei documenti, prima di fare l’iniezione. Solita burocrazia. Speriamo che la penna sia disinfettata, almeno. Ad ogni modo, io ho due paia di guanti. E poi, adesso faccio il vaccino. Mi sento al sicuro.

Ho finito che sono ancora le nove. Ho recuperato un’ora, giusto le due mascherine in più che ho dovuto usare. Bene, la giornata si mette bene. Voglio prendere una boccata d’aria. Andrò ai giardinetti, di fronte alla primula. E’ anche una bella giornata. Il sole fa bene. Che bella idea, quella della primula. Un fiore, simbolo di altruismo. Colorato. Ci vuole un po’ di colore, di gioia, di questi tempi. Speriamo che finisca presto, questa storia, così io io Carla potremo tornare a dormire insieme, e a preparare le lasagne, anziché tutta quella roba sigillata del supermercato. Sarà anche sicura ma, cavolo, fa un po’ schifo. Però bisogna sopportare qualche disagio. Certo che anche dormire da solo, in una camera tutta mia, non è male.

Certo che oggi fa caldo, non si respira. Guarda, sono tutto sudato, non mi sento proprio bene. Ho camminato troppo. Lo dicevo che non sono più abituato. Da domani, esercizio tutte le mattine. Sì, tutte le mattine che dio mi manderà , esercizio fisico. Però, fa caldo. E’ proprio una giornata calda, oggi. Non riesco a respirare, per quanto è caldo. Tornerò a casa, così posso togliere una mascherina. Sono solo pochi chilometri.