Il sole di ogni giorno

Ogni mattina mi alzo dal mio letto meraviglioso.

Mi dicono di dire così.

A dirla tutta mi dicono di dire che il mio letto è comodo come un abbraccio di piume, comodo come vuole il mio corpo, morbido come la mano di mia madre. Una volta seduto su quel materasso uguale a tanti altri, ma gonfiato da una rivoltante e bombardante pubblicità, indossai le mie rilassanti pantofole di pelliccia di scoiattolo.

Mi dicono di dire così.

Anzi, a dirla tutta mi dicono di dire che le mie pantofole ascoltano per davvero i mei bisogni e come delle care amiche mi accompagnano dolcemente nel mio cammino. Una volta indossate quelle comunissime pantofole di stoffa e spugna, che dopo solo tre settimane si trasformano in una lastra di compensato dura e umidiccia, buone soltanto per far ardere la legna in un ritrovo di boy scout, mi trascinai verso il bagno e qui, proprio di fronte ad una riunione di ceramica e porcellana, vissi il primo bivio della giornata. Accade ogni giorno, ogni volta che sorge il sole. È un dubbio serio, definitivo, non c’è da scherzare… Ho sempre pensato che le sorti della mia esistenza fossero in qualche modo influenzate dalla scelta di pisciare e bere un bicchiere d’acqua o bere un bicchiere d’acqua e poi pisciare? Quale scegliere prima? In ogni caso non c’è differenza nel gesto: pisciare lo fai sempre nella stessa maniera, basta mettersi lì di fronte ed aspettare che il tutto finisca in quella che risulta essere la prima goduria di una lunga e misteriosa giornata. E anche bere un sorso d’acqua lo si fa sempre allo stesso modo, basta affondare la testa nel lavandino e provare a non soffocare prima di ingoiare! Tra l’altro, avete mai provato a mugugnare quando avete la testa nel lavandino? Si crea una cassa armonica in cui ogni suono diventa un concerto di Mozart. Comunque non è questo il problema, il problema è scegliere cosa fare prima! Comunque sia, decisi di pisciare… oggi è sicuramente più urgente. Lo sappiamo tutti che nessuno può sopravvivere se non beve dell’acqua, ma provate voi, a bere con la vescica talmente piena che le vostre gambe cominciano a ballare una danza degna di un rito sciamanico. Una volta lessi che quando sentiamo di non poterla più trattenere, la nostra vescica, in realtà, è piena solo a metà. Ora che ci penso… è così importante saperlo? Che tu lo sappia o no… ti piscerai addosso comunque. Dunque ero lì, di fronte all’inesorabile ceramica ad aspettare. È un momento importante! Un momento in cui sei solo tu insieme al tuo corpo. Credo che nessuno di noi riuscirà mai a trovare un momento più intimo di questo, eppure, spesso lo buttiamo via dandogli l’attenzione che si darebbe ad una lumaca su un marciapiede, durante un diluvio invernale. Una volta finito mi trascinai verso il lavandino. E lì, dopo aver tuffato la testa in giù, cominciai a vocalizzare… un vocalizzo leggero, come se, più che un vocalizzo volontario, fosse solo l’aria in eccesso nei polmoni che, dopo la contrazione dello sterno, uscisse leggera e naturale, trasformando un dolce sospiro in un rantolo della morte! Ero lì che mi godevo il concerto, quando la goccia giusta nel posto sbagliato, mi generò un attacco di tosse convulsa. Avete presente quegli attacchi imbarazzanti in cui vorreste fermarvi per dare l’idea di avere tutto sotto controllo, ma una vocina dal tuo cuore ti sussurra: “Ciccio, non sei certo tu a decidere! Questa è la naturale reazione del tuo corpo. Sta’ zitto e aspetta!”. Ecco, quel momento lì. Fortunatamente ero solo nel bagno di casa mia, diavolo, se fossi stato in un ristorante, sai che bella figura di merda! È affascinante come, noi uomini duri, uomini forti siamo in grado di bruciare un’intera foresta, dichiarare guerra ad un paese abitato solo da pecore e fango, derubare un mendicante solo per noia, ma basta una goccia d’acqua nel punto giusto e il nostro volto comincerà a contorcersi in un’espressione che sembra urlare: “Aiutatemi, vi prego! Non so cosa mi stia succedendo! Quando finirà?! Sto morendo! Perché nessuno mi aiuta?! Sono davvero così solo? È questo il vero significato della vita?”. E stiamo parlando di una goccia d’acqua e un po’ di tosse… come siamo miseri nella nostra fragilità! Ad ogni modo, finita la tosse e appurato che non era giunta ancora la mia ora, presi il mio micidiale spazzolino da denti.

Mi dicono di dire così.

Anzi, a dire il vero mi dicono di dire che il mio spazzolino sa quello che vogliono i miei denti, non è una semplice spazzolata, ma un rispettoso massaggio che infonde una magica sensazione di pulito e di freschezza! Una volta agguantato quello che era il mio merdosissimo spazzolino di plastica e setole in nylon che dopo cinque lavaggi non lo useresti neanche per togliere la muffa nelle fughe della doccia, aprii il mio cassetto accanto al lavandino e presi il mio inconfondibile dentifricio.

Mi dicono di dire così.

Anzi, in realtà mi dicono di dire che quello non è un comune dentifricio, ma una ricercatissima miscela per astronauti, perché i nostri eroi ci tengono alla pulizia e all’igiene dentale, quindi comportati pure tu come un eroe! Una volta preso in mano un anonimo tubetto di dentifricio che ogni giorno che passava somigliava sempre più ad un miscuglio di gomma da masticare e aspartame, pompato da una violenta operazione di mercato, lo misi sullo spazzolino e cominciai a sfregare. Ecco un altro momento in cui ti trovi davanti a due possibilità: prestare attenzione a quello che fai e come lo fai… o lasciare andare la mente affinché prenda informazioni a caso nel tempo presente e nel tempo passato. Per esempio potresti pensare che tipo di pantaloni indosserà quella mattina la tabaccaia una volta entrato per comprare le solite sigarette scadenti, oppure potresti pensare a quell’incidente con la bicicletta quando avevi circa sette anni. E, badate bene, tutto questo avviene simultaneamente, per cui, la possibilità di dividere i due piani temporali si fa sempre più lontana. Fragili e misteriosi, questo siamo. Per noi non fa differenza pensare al culo di una commessa e al dolore di trauma cranico sull’asfalto. Comunque sia, una volta finito con quei denti di merda, pensai che una doccia, quella mattina, fosse obbligatoria, dopo la corsetta serale del giorno prima, corsetta che non era servita a nulle se non ad aumentare la disistima e i dolori alle ginocchia, per non parlare delle caviglie. Dunque, presi il mio sofficissimo asciugamano.

Mi dicono di dire così.

Anzi, a dirla tutta mi dicono di dire…

(continua…)

D ~ D