Sic incipit n.3

Tutte le famiglie felici sono simili, ma ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.

Casa Oblonskij era tutta un subbuglio. La moglie era venuta a sapere che il marito aveva una storia con l’istitutrice di francese che aveva lavorato in casa loro, e gli aveva annunciato che non poteva più vivere con lui sotto lo stesso tetto. La situazione andava avanti da tre giorni ed era tormentosa per i coniugi, per gli altri membri della famiglia e per la servitù. Tutti i membri della famiglia e tutti i servitori sentivano che la loro convivenza era priva di senso e che persone qualsiasi che si ritrovino casualmente nella stessa locanda hanno in comune più di quanto avessero i membri della famiglia e della servitù di casa Obloskij. La signora non usciva dalle sue stanze, il marito non rientrava da tre giorni. I ragazzini, come smarriti, correvano per tutta la casa; la signorina inglese aceca litigato con la governate e aveva scritto un biglietto a un’amica chiedendole che le cercasse un nuovo posto; il giorno prima il cuoco se n’era andato di casa nel bel mezzo del pranzo; la sguattera e il cocchiere si erano licenziati.

Tre giorni dopo la lite, il principe Stepan Arkad’evic Oblonskij, o Stiva, come lo chiamavano tutti, alla solita ora, cioè alle otto del mattino, invece di svegliarsi nella camera da letto della moglie, si svegliò nel suo studio, sul divano di marocchino. Girò il suo corpo ben messo e curato sulle molle del divano come se desiderasse fare un’altra lunga dormita, abbracciò forte il cuscino stringendolo alla guancia, ma poi di colpo saltò su, si sedette ed aprì gli occhi

La prima frase è il più bell’incipit che sia mai stato scritto, secondo me. Dopo, viene uno dei capolavori assoluti della letteratura. Spero che lo abbiate letto e riconosciuto perché è un libro travolgente. Sull’analisi dei sentimenti contrastanti, sul ruolo sociale e familiare delle figure coinvolte, sui cambiamenti nei rapporti di classe e umani e su tanto altro che da questo romanzo scaturisce, è stato scritto tutto quello che si poteva scrivere. Quello che non si può descrivere è l’emozione di leggerlo. Una storia così potente e così ben istruita e raccontata, che incanta e insegna oggi, esattamente come ieri.